Chi siamo?
Siamo Michele e Valentina e dal 2016 viaggiamo con la nostra moto. Motorbye è un progetto di vita che ci permette di scoprire il mondo sei mesi l’anno, mentre gli altri sei ci dedichiamo ad un lavoro stagionale. Ad oggi abbiamo visitato oltre 30 stati in tutti e 5 i continenti, ma questo è solo l’inizio….. :D
Come sempre, prima di un grande viaggio, bisogna sbrigare qualche scartoffia che, seppur noiosa, si rivelerà senza dubbio molto utile.In primis c’è il passaporto personale, poi la patente internazionale: alcuni paesi accettano quella della convenzione di Vienna, altri quella di Ginevra, ma per minimizzare i problemi abbiamo scelto di ottenere entrambe. Da non dimenticare, la stipulazione di un’assicurazione sanitaria e il rilascio del certificato della vaccinazione contro la febbre gialla, probabilmente richiesto alle frontiere, mentre per quanto riguarda i visti decidiamo di ottenerli strada facendo. Invece, a proposito del passaporto della moto, ovvero il carnet de passages, quest’anno abbiamo deciso di richiederlo in Svizzera, in quanto quello rilasciato in Italia vieta tassativamente l’accesso del veicolo nello stato egiziano, che noi abbiamo invece incluso nell’itinerario. La procedura svizzera, a differenza di quella italiana, prevede un deposito pari al valore del veicolo che verrà rimborsato solo al momento del rientro definitivo del veicolo stesso nel paese di appartenenza. Per fortuna la nostra Motorbye non è proprio di primo pelo!
Per la prima volta, data la bassa differenza di costi tra le due, scegliamo di spedire la moto per via aerea invece che per via mare. Così, una decina di giorni prima della nostra partenza, consegnamo Motorbye alla compagnia di spedizione a Milano, confezionata con cura in un’apposita cassa, la stessa che abbiamo utilizzato durante il tragitto di ritorno dalla Nuova Zelanda.Dopo due scali e circa 14 ore di volo, approdiamo finalmente nel continente nero!
La moto è in perfette condizioni e il ritiro non presenta particolari problemi. Ma prima di partire non ci lasciamo sfuggire la cima di Table Mountain, da cui ammiriamo l’accogliente Cape Town. Visitando il Capo di buona speranza, ci imbattiamo da subito in piacevoli incontri con la fauna africana, come gli struzzi, i dassie e i pinguini.Se per molti viaggiatori Cape Agulhas rappresenta la meta, per noi diventa solo la prima tappa di una lunga avventura che inizia con l’esplorazione del sud Africa, tra mare e monti.Il Lesotho è una piccola enclave sudafricana, interamente sospesa oltre i 1400 metri di altezza. Lo stile di vita dei suoi abitanti, con cui entriamo immediatamente in contatto, ci riporta indietro nel tempo, in una realtà tanto autentica quanto lontana dalla modernità che invece caratterizza il Sud Africa. La città di Semonkong custodisce un segreto di quasi 200 metri: le cascate Maletsunyane. Per adeguarci alle abitudini locali, decidiamo di raggiungerle a cavallo, quello senza ruote, s’intende!La diga di Katse è tra le più grandi dell’Africa. Oltre a costituire un’importante fonte di irrigazione per il paese, essa è ormai una vera e propria attrazione turistica e i visitatori, seppure molto rari, non si lasciano sfuggire l’occasione di attraversarla e quindi avanti tutta! Dopo una semplice dogana abbandoniamo il Lesotho. Al rientro in Sud Africa due cose ci aspettano: un forte acquazzone e il safari nel Kruger National Park! Per ovvi problemi di sicurezza, l’ingresso delle moto all’interno dei parchi africani è severamente vietato, quindi ci rivolgiamo all’agenzia Braai Safaris di Marta e Wiann, che ci scortano in mezzo alla natura permettendoci di ammortizzare i costi utilizzando la nostra attrezzatura da campeggio. Il viaggio prosegue verso la Panorama Route, un susseguirsi di incredibili scenari che culmina con il Blyde River Canyon, il terzo più grande al mondo.
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La nostra moto: Bmw gs 1200 anno 2008
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Video originale su YouTube pubblicato da Motorbye. Rating 0
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